Suddivisione in scene e inquadrature 

Il film è divisibile in 5 parti: le cinque tappe e le cinque città dell'odissea di Kiku e Otoku:

I) Tōkyō, 1885. Scene 1-17 (39 inqq. [1-39], esclusi titoli di testa, 2'), 51' 41";
II) Ōsaka, 1886. Scene 18-20 (14 inqq. [40-53] + cartello iniziale "Un anno dopo", 4"), 20' 30";
III) Nagoya (+ scena di Otoku di ritorno a Ōsaka), 1890. Scene 21-29 (58 inqq. [54-111] + cartello iniziale "Quattro anni dopo", 5"), 45'36";
IV) Tōkyō, 1890. Scene 29-31 (13 inqq. [112-124]), 8';
V) Ōsaka, 1890. Scene 32-34 (18 inqq. [125-142], escluso cartello finale, 16"), 14' 41".


Premessa all'analisi 

Questa analisi di Zangiku Monogatari si basa su una scansione del film inquadratura per inquadratura e su un accorpamento delle varie inquadrature in blocchi narrativi. Ogni inquadratura viene descritta attraverso un certo numero di "voci" indicizzate. Nel selezionarle, siamo partiti dalle caratteristiche particolari del film analizzato, privilegiando quelle che ci sono sembrate le più tipiche (ma che di fatto crediamo possano essere considerate tali per molti altri film): numerazione delle singole inquadrature (e dei vari blocchi narrativi), transizione (cioè tipo di passaggio da un'inquadratura all'altra), ambientazione (cioè luogo in cui l'azione si svolge nella finzione, specificando se si tratta di un interno o di un esterno e se è giorno o notte), scala dei piani, angolazione, movimenti di macchina, tipo di musica, personaggi in scena, descrizione sintetica dell'azione, durata (sia quella della singola inquadratura sia quella progressiva del film all'inizio dell'inquadratura considerata, sia a 24 che a 25 f/s), note (dove vengono aggiunte osservazioni utili ma non indicizzate).
Le "voci" impiegate, pur potendosi applicare in linea di principio alla maggior parte dei film, non prevedono ovviamente tipologie assenti dal film qui preso in esame, e alle quali comunque vogliamo accennare: si veda il memorandum per future analisi.

Struttura narrativa (o scansione sintagmatica)
Lo schema della struttura narrativa di Zangiku Monogatari si basa sulla divisione già evidenziata dal film stesso a livello di grandi unità:
1) dai due cartelli introduttivi, che indicano i grandi passaggi temporali (un anno, quattro anni), e dagli ulteriori passaggi spaziali (Tōkyō, Ōsaka, Nagoya, Tōkyō, Ōsaka). Abbiamo denominato queste grandi unità parti (indicate con numero romano). Fa eccezione la scena 29 (ritorno di Otoku a Ōsaka), narrativamente assimilabile alla parte precedente;
2) dalla presenza di dissolvenze in nero, che indicano un sensibile passaggio di tempo o di situazione fra le varie scene. Abbiamo denominato queste unità medie capitoli (indicate con lettera maiuscola). Fa eccezione il passaggio in dissolvenza incrociata fra la scena 24 e la 25 che, seguendo il nostro principio logico, ci si aspetterebbe in nero. Ciascuna parte è separata dalla successiva da una dissolvenza in nero a eccezione della parte III, che si chiude con una dissolvenza incrociata;
3) dalla presenza di dissolvenze incrociate, che indicano un passaggio di tempo o di situazione fra le varie scene meno sensibile della dissolvenza in nero. Abbiamo denominato queste piccole unità sezioni (indicate con lettera minuscola).

Quando, all'interno delle sezioni, si trovino più scene (intese in senso generico e non specifico come nel grafico di Christian Metz), le abbiamo separate definendole sottosezioni (indicate con numero arabo), ma si potrebbe usare anche (in accordo con Metz) il termine segmenti o sintagmi. Le sottosezioni sono in ogni caso scene complete.
Non sempre una parte include necessariamente un capitolo, che abbiamo comunque indicato benché unico (IV e V), né i capitoli debbono includere delle sezioni, esaurendosi quindi in un'unica scena (I D, II B, II C), mentre succede che ci siano sottosezioni non di una sezione ma semplicemente di un capitolo (II A).
Abbiamo tenuto presente per alcune definizioni la "grande sintagmatica della colonna visiva" proposta da Christian Metz nel suo Essais sur la signification au cinéma, I, Klincksieck, Paris, 1968 (tr. it., Semiologia del cinema. Saggi sulla significazione nel cinema, Garzanti, Milano, 1972, pp. 175-195, e schema a p. 193) per definire le varie tipologie di quelle che qui di seguito, nella numerazione progressiva, chiamiamo genericamente "scene", ma che più propriamente andrebbero chiamate segmenti (includendo il "segmento autonomo" denominato da Metz piano autonomo, oppure piano-sequenza) o sintagmi (escludendo il piano-sequenza). Di fatto, ci siamo trovati di fronte a pochissime tipologie, come verrà precisato nei commenti.

Fonte: Christian Metz, Essais sur la signification au cinéma, I, Klincksieck, Paris, 1968, tr. it., Semiologia del cinema. Saggi sulla significazione nel cinema, Garzanti, Milano, 1972, p. 193.



Numerazione
Abbiamo introdotto, oltre alla classica numerazione progressiva per inquadrature, cioè per unità "minime" di un film, quella per unità più ampie: scena (in senso generico) e, in ordine crescente di ampiezza, sezione (a sua volta scomposta in alcuni casi in sottosezioni), capitolo e parte. Non è detto che tale tipo di scansione possa applicarsi a ogni film, ma ci sembra in ogni caso che sia necessario elaborare una terminologia, casomai diversa dalla nostra, per definire l'"ampiezza" dei brani narrativi sia dei film di finzione sia di quelli nonfiction.

Sigle
Parte, numero romano; capitolo, lettera alfabetica maiuscola; sezione, lettera alfabetica minuscola; sottosezione, numero arabo. Poiché la sottosezione corrisponde di fatto a una scena (o segmento), essa viene numerata, in ordine progressivo rispetto all'intero film, con numero arabo fra parentesi, come anche la o le inquadrature che la compongono. Es.: I, A, a, 1 (1, 1) = parte prima, capitolo primo (della parte prima), sezione prima (del capitolo primo), sottosezione prima (della sezione prima), scena prima (in ordine progressivo rispetto all'intero film), inquadratura prima (in ordine progressivo rispetto all'intero film).

Transizioni (in apertura e in chiusura di inquadratura)
Nel caso specifico, ci siamo limitati ai casi di transizione (o interpunzione, o punteggiatura) rilevati: dissolvenza in chiusura (o in nero) e dissolvenza in apertura (o dal nero, o assolvenza); in inglese: fade in e fade out, in francese: fondu au noir e fondu d'ouverture; dissolvenza incrociata: in inglese: cross dissolve o lap dissolve o dissolve, in francese: fondu enchaîné; stacco; in inglese: cut, in francese: coupe.

Ambientazione
Si tratta di una precisazione di solito già contenuta in sceneggiatura (lo è in quella, strutturata come un piano di lavorazione, di Zangiku Monogatari). Nella sezione indici abbiamo descritto gli ambienti in maniera generica; nella sezione analisi lo abbiamo fatto in maniera più specifica (es.: inq. 3, indici: Teatro Tokyo, analisi: Teatro Shintomi. Palcoscenico).

Interno/Esterno
Si tratta di una specificazione di solito già contenuta in sceneggiatura. Nel caso del nostro film, abbiamo rilevato insolite compresenze di interni ed esterni nella stessa inquadratura (es.: inqq. 34 e 103).

Giorno/Notte
Si tratta di una specificazione di solito già contenuta in sceneggiatura (lo è nel caso di quella di Zangiku Monogatari). Abbiamo aggiunto alla generica distinzione giorno/notte, quella intermedia sera.

Inquadrature (scala dei piani)
Si tratta di una specificazione non sempre contenuta in sceneggiatura, e comunque soggetta a variazioni in fase di ripresa.
La suddivisione della scala dei piani (scale of shot o shot scale, échelle des plans) adottatta nelle varie lingue tiene conto, a seconda dei casi e con una certa difformità terminologica, della grandezza della figura umana (p. es. primo piano o figura intera) o della distanza della mdp dal soggetto (p. es. campo lungo). Si vedano le considerazioni sulla scala dei piani.

Scala dei piani
Piani:
PPP primissimo piano (al collo) assenti in questo film
PP primo piano (alle spalle) assenti in questo film
MPP mezzo primo piano (al petto)
MF mezza figura (ai fianchi)
PA piano americano (alle ginocchia)
FI figura intera (ai piedi)

Campi:
CM campo medio (figura umana e ambiente bilanciati)
CL campo lungo (più ambiente che figura umana)
CLL campo lunghissimo (prevalenza dell'ambiente)

A parte vengono considerata le didascalie (Did.), cioè i titoli di testa e di coda e i cartelli, e gli inserti (INS), cioè inquadrature inserite per introdurre una scena o evidenziare un dettaglio (nel nostro caso, inqq. 1 e 32).

Si tenga inoltre presente che la classificazione di un'inquadratura può a volte comportare una certa dose di interpretazione soggettiva, e può a volte essere messa in crisi dalle caratteristiche particolari di determinati film, come nel caso di Zangiku Monogatari (e in genere dei film giapponesi), dove p. es. un personaggio seduto sul tatami può essere classificato come "figura intera".

Angolazioni
Determinare l'angolazione di un'inquadratura non è semplice: per farlo bisogna scegliere un centro d'attenzione (cosa non sempre evidente) e rispetto ad esso un "piano orizzontale" e un "piano perpendicolare" in base ai quali stabilire se l'angolazione è, rispettivamente, dall'alto (high shot, plongée), frontale, dal basso (low shot, contre-plongée), oppure mista, e inoltre da sinistra, centrale o da destra, oppure ancora mista. In molti casi la definizione può essere stabilita (in maniera più o meno soggettiva) "a occhio", ma in altri si potrebbero presentare ambiguità. Inoltre, bisognerebbe trovare un criterio (peraltro di non semplice applicazione) per stabilire quando — cioè a quanti gradi dal piano orizzontale o da quello perpendicolare — si passa da un'angolazione frontale centrale a una dall'alto o dal basso, oppure da sinistra o da destra; di fatto, anche in questo caso ci si regola a occhio per stabilire la "dominante".
Nella descrizione analitica inquadratura per inquadratura abbiamo specificato l'angolazione secondo le seguenti modalità: dall'alto, frontale, dal basso, e inoltre da sinistra, centrale, da destra, oppure mista; in quella sintetica, solo dall'alto, frontale, dal basso.

Movimenti di macchina
Per indicizzare i movimenti di macchina "meccanici" abbiamo adottato la tradizionale distinzione in panoramiche, carrelli e gru (dolly se di dimensioni più piccole; sia la gru che il dolly sono tuttavia assenti nel film di Mizoguchi), con indicazioni della direzione (a sinistra, a destra, in orizzontale, in verticale, avanti, indietro) e delle loro eventuali combinazioni. I corrispettivi in inglese sono: pan (panoramica orizzontale), tilt (panoramica verticale), track (carrello: in, avanti, back o out, indietro), dolly o crane (gru); in francese: panoramique o pano, travelling (avant, arrière) o chariot, dolly o grue.
Non sono stati presi in considerazione i movimenti cosiddetti "di assestamento", fatti di solito per tenere in campo un personaggio che si sposta di poco; ma ci possono essere eccezioni, come nel caso della nostra inq. 15.

Musica
Dato il caso particolare di questo film, che non comporta musica di commento (se non per i titoli di testa e, brevemente, per quello di coda), ci siamo limitati a una distinzione fra musica strumentale e canto (cantilene oppure canti degli spettacoli teatrali) ovvero mista.

Personaggi
Per poter stabilire collegamenti ipermediali (link) relativi ai vari personaggi del film, e per non appesantire eccessivamente l'analisi con personaggi secondari che compaiono in una sola scena o poco più, sono stati selezionati otto personaggi "principali" e due "coppie" (Kiku-Otoku, Kiku-Kikugorō). È evidente che la scelta di catalogare un certo numero sia dei personaggi sia delle coppie (o terzetti, ecc.) dipende dalle caratteristiche di ciascun film.

Descrizione
La descrizione di ciascuna inquadratura è stata fatta cercando di fornire un numero congruo di informazioni su ciò che avviene e su elementi che aiutino a capire aspetti particolari del film (con l'impiego di termini giapponesi per cui si rimanda al glossario).

Durata
La durata è stata convertita dai 25 f/s del DVD analizzato a 24 f/s, e viene indicata sia la durata della singola inquadratura sia quella progressiva (all'inizio di ciascuna inquadratura) rispetto all'insieme del film. Tuttavia, per consentire di ritrovare rapidamente in un DVD del film una particolare inquadratura, sia la durata di ciascuna inquadratura sia quella progressiva vengono indicate anche a 25 f/s.
Il rilevamento della durata consente di stabilire la durata media delle inquadrature (average shot length o ASL).

Note
Abbiamo segnalato qui alcuni casi particolari ("rime" interne fra inquadrature, tipologie di raccordo, soggettive), che tuttavia potrebbero risultare primari, e dunque catalogabili e linkabili, in altri film.