Average Shot Length 

Fra le variabili stilisticamente caratterizzanti la durata delle inquadrature è la più semplice da ottenere e, insieme, la più rilevante: quella che meglio distingue un autore e maggiormente influenza, come vedremo, gli altri tratti caratteristici. Il metodo più elementare per ottenere il valore medio che ci interessa (ASL: average shot length) consiste nel dividere la durata del film per il numero di inquadrature che lo compongono, escludendo di regola i titoli di testa e di coda (che, pur facendo parte del testo, sono di solito montati secondo altri criteri). Il risultato così ottenuto è un valore numerico statico, in secondi di proiezione o metri di pellicola, direttamente comparabile con quello di altri film.

Titolo Anno Durata Inqq. ASL
La grande illusion 1937 111' 336 18,6"
Qing Nian Jin Xing Qu 1937 102' 521 11,7"
The Adventures of Robin Hood 1938 99' 1254 4,8"
Stagecoach 1939 96' 653 8,8"
Zangiku Monogatari 1939 141' 144 58,6"
Fantasia sottomarina 1940 10' 172 3,5"
Citizen Kane 1941 117' 617 11,4"
Fonte: CineMetrics.

Proprio per questa relativa facilità di calcolo e per la sua grande importanza formale, il campo dell'ASL è l'unico che sia stato oggetto di ulteriori teorizzazioni e approfondimenti rispetto alle proposte di Barry Salt. In particolare, il progetto CineMetrics sviluppato da Yuri Tsivian, pur nella sua qualità di work in progress, ha già prodotto risultati interessanti e, soprattutto, strumenti di indagine comparativa degni di nota.
Il primo risultato di indubbio valore è di aver trasformato l'ASL da valore statico in rappresentazione dinamica dell'evolversi del film:


Average Shot Length 58,6"
Durata totale 140' 38,7"
Numero inquadrature 144
Lunghezza minima 2,6"
Lunghezza massima 381,3"
Range 378,7"
Deviazione standard 72,7"
Fonte: CineMetrics.

L'istogramma, che si legge da sinistra a destra e dall'alto verso il basso, rappresenta sull'asse delle x (orizzontale) il progredire del film (in minuti:secondi) e su quello delle y (verticale) la lunghezza delle singole inquadrature (in secondi), visualizzate ciascuna da una barra. In questo modo, anche attraverso l'aiuto della trendline (in rosso), è possibile farsi un'idea dinamica dell'andamento del film dal punto di vista del montaggio e del ritmo. La trendline, che ha vari livelli di sensibilità (quello adottato qui è il 6), rappresenta infatti dinamicamente le fluttuazione del valore medio ASL, e aiuta quindi a cogliere un orientamento generale per sequenze anziché per singole inquadrature.
Nella tabella in calce al grafico, invece, sono indicati altri valori statici, che ci aiutano però a cogliere alcuni dettagli sull'andamento del montaggio. Il range (in italiano "intervallo" o "gamma") indica lo spazio che separa la lunghezza massima dalla minima (anch'esse in tabella), permettendoci di cogliere l'intervallo all'interno del quale si muovono le scelte del regista, che in questo caso ad esempio sceglie fra un'ampia gamma di possibilità che vanno da 2,6" a 381,3", ma escludono valori al di fuori di questa cerchia.
Un discorso a sé merita infine l'ultimo valore, la cosiddetta deviazione standard (standard deviation), che è quello più complesso da calcolare ma anche il più utile. Giuseppe Gigliozzi [1] sottolinea come, se la media ci aiuta a identificare un "centro" del testo, la deviazione standard ne quantifica invece la forza centrifuga, basandosi in pratica sulla media delle differenze fra il valore medio (astratto) e tutti i valori reali. «La deviazione standard, ponendosi attorno al punto centrale del testo (alle varie misurazioni della media), finisce per costruire una specie di fascia all'interno della quale la deviazione non è più infrazione, ma una sorta di norma nella fisiologica molteplicità del testo» [2]. Per contro, tutte le variazioni che infrangono questo valore standard diventano significative ai fini interpretativi: nel nostro caso le inquadrature comprese fra 2,6" (lunghezza minima, in questo caso superiore alla differenza fra valore medio e deviazione standard) e 131,3" (somma del valore medio e della deviazione standard) saranno quindi sostanzialmente nella norma, mentre le inquadrature comprese fra 131,4" e 381,3" saranno presumibilmente interpretabili come precise scelte espressive. Inoltre, l'estensione della deviazione standard (detta anche, in questo senso, cutting swing) ci informa sulla dinamicità del montaggio, cioè sulla sua capacità di scegliere fra lunghezze anche molto diverse fra loro (ciò si verifica, in generale, quando la deviazione standard è superiore alla ASL) [3].


La fascia evidenziata nel grafico, fra 2,6" e 131,3", è quella al cui interno la deviazione dal valore medio (58,6") non è da considerarsi come infrazione.

Illustrato il meccanismo di base, sarebbe adesso il momento di applicarlo concretamente al film in analisi. In questo caso specifico, però, si deve premettere che due insormontabili ostacoli pratici impediscono di ottenere risultati approfonditi. Da un lato, infatti, le possibilità comparative sono assai ridotte dall'impossibilità di ricostruire con precisione il contesto linguistico in cui Zangiku Monogatari si colloca, vale a dire il cinema giapponese degli anni Trenta (com'è noto, in massima parte perduto). L'unica comparazione possibile, di indubbia ma limitata utilità, è allora quella con altre opere di Mizoguchi sopravvissute (di cui comunque possediamo quasi soltanto valori medi statici) [4]:

Orizuru O-Sen (1935): 7"
Gubijinsō (1935): 15"
Naniwa Hika (1936): 22"
Gion no Shimai (1936): 33"

Zangiku Monogatari (1939): 59"
Genroku Chūshingura (1941-42): 92"

Sanshō Dayū (1954): 26,9"
Chikamatsu Monogatari (1954): 30,4"

L'altro limite, invece, è connaturato alla stessa impostazione su cui la stilometria si regge: identificare un autore al microscopio, attraverso minuscole variazioni di stilemi comuni (il parallelismo classico è quello con le impronte digitali: altrettanto microscopiche e altrettanto inconfondibilmente caratteristiche). In questo senso l'eccezionalità dell'ASL del film può anche essere quantificata con estrema precisione, ma ciò in fondo non ci dice molto più di quanto fosse precedentemente possibile concludere "a occhio": si tratta di un film dal montaggio eccezionalmente lento. «Per metterla in altro modo, è soltanto se in un film abbiamo più di 200 inquadrature che l'effetto "media" può avere luogo e che si può individuare una continuità tra un film e l'altro nell'opera di un regista, indipendentemente dal soggetto. E naturalmente la durata media dell'inquadratura ha poca rilevanza nel caso di un film come Rope [Nodo alla gola, Alfred Hitchcock, 1948], dove ci sono soltanto quattro tagli nell'intero film» [5].
Detto questo, non va però sottovalutata la possibilità, pur ridotta, di confronti interni al testo, cioè fra sequenze diverse e relativi ritmi di taglio (espressione con cui si traduce l'inglese cutting rate). Una prima occhiata al nostro grafico, infatti, ci permette già di individuare alcuni segmenti in cui la lunghezza delle inquadrature è sensibilmente più breve rispetto alla media. Si tratta delle quattro sezioni evidenziate in giallo e verde, che corrispondono alle scene dei tre spettacoli kabuki e alla parata di barche nel finale.

Durata Inqq. ASL Range
Zangiku Monogatari 140' 38,7" 144 58,6" 378,7"
Primo Kabuki 2' 25,5" 6 24,3" 69,7"
Secondo Kabuki 8' 41,3" 31 16,8" 49,8"
Terzo Kabuki 3' 45,5" 11 20,5" 36,4"
Fonte: CineMetrics.

Come già notato da Noel Bürch e altri, le scene degli spettacoli sono quindi pensate e montate secondo principi di messa in scena diversi rispetto al resto del film. Il secondo spettacolo, in particolare, con la sua ASL di 16,8" e il ricorso sistematico alla soggettiva o alla semisoggettiva, costituisce una vera e propria eccezione ritmica rispetto alla norma, che ben si sposa, espressivamente, con la sua natura di Spannung, di momento di massima tensione narrativa (è la rappresentazione dal cui successo dipendono la carriera di Kiku e, insieme, il destino di Otoku). Se possiamo tranquillamente affermare che, in questa direzione, Mizoguchi lavora secondo la tradizione del cinema occidentale "classico", c'è anche però da evidenziare che una ASL di oltre 16" sarebbe stata probabilmente impensabile per una scena analoga girata da un regista hollywoodiano dell'epoca [6]: ci troviamo appunto di fronte a una strategia comune (l'accelerazione ritmica in corrispondenza delle scene madri) adattata però a un'estetica personale (il long take).
Il ricorso ai numeri, infine, ci permette di stabilire un'affinità formale, forse meno evidente, fra le tre scene di teatro e la già citata parata finale: se è infatti vero che la situazione, narrativamente, è in parte diversa, l'accostamento è legittimato dal calcolo dell'ASL (23,3"), affine a quella del primo e del terzo spettacolo (24,3" e 20,5").

Durata Inqq. ASL Range
Zangiku Monogatari 140' 38,7" 144 58,6" 378,7"
Primo Kabuki 2' 25,5" 6 24,3" 69,7"
Secondo Kabuki 8' 41,3" 31 16,8" 49,8"
Terzo Kabuki 3' 45,5" 11 20,5" 36,4"
Sfilata barche 3' 53,2" 10 23,3" 52,7"

Ne possiamo concludere che il ricorso a una ASL fortemente ridotta (fra i 16,8" e i 24,3"), combinata talvolta con un montaggio alternato, è il modo in cui, nel corso di Zangiku Monogatari, Mizoguchi tratta le scene di natura per così dire spettacolare (nel senso che qualcuno, nel racconto, fa spettacolo). Se si tratti di una costante riscontrabile anche in altri suoi film successivi, però, non ci è al momento possibile stabilirlo.



Note
1. Giuseppe Gigliozzi, Introduzione all'uso del computer negli studi letterari, a cura di Fabio Ciotti, Bruno Mondadori, Milano, 2003, p. 115.
2. Ivi, p. 118.
3. Queste considerazioni sull'utilizzo della deviazione standard in cinema derivano principalmente dal saggio di Matt Hauske Ozu, Sound and Style: A Cinemetrical Analysis of Four Films e, più nello specifico, dalle sue osservazioni su His New Job di Charles Chaplin (1915). Sarà bene sottolineare però che, trattandosi di un campo di ricerca "d'avanguardia", le conclusioni sono ancora ben lontane da un'inconfutabile verifica empirica.
4. Le ASL fino a Genroku Chūshingura (compreso) provengono da Kirihara 1992, p. 69, quelle di Sanshō Dayū e Chikamatsu Monogatari dal database di CineMetrics. Va osservato che nel caso Orizuru O-sen, un film sonorizzato con voice over e musica, ma concepito come un film muto (analogamente a Taki no Shiraito), se si tenesse conto delle inquadrature continue senza l'interruzione delle didascalie si otterrebbe una ASL molto superiore.
5. Barry Salt, Film Style and Technology: History and Analysis, Starword, London, 1992 (2a edizione), p. 231. In realtà vanno aggiunti altri quattro tagli "invisibili" che avvengono su nero, quando la mdp si arresta per un attimo su un elemento che copre interamente l'inquadratura.
6. Si tenga presente che l'ASL dei film americani fra il 1934 e il 1939 è intorno ai 9", ma anche la stessa ASL giapponese calcolata da Kirihara 1992 (fra i 10" e i 12") sembrerebbe ben lontana dalle ricerche di Zangiku Monogatari.